Dal 24 giugno, all’8 ottobre 2017
Venerdì 23 giugno, alle ore 18.00, presso il Civico Museo Sartorio, in largo Papa Giovanni XXIII 1, a Trieste avrà luogo l’inaugurazione della mostra LA NECESSITÀ DEL LUSSO. Abiti di corte nei ritratti del Settecento dei Civici Musei di Storia ed Arte, che rimarrà aperta fino a domenica 8 ottobre 2017, da martedì a giovedì 10-13, venerdì e sabato 16-19, domenica 10-19, lunedì chiuso. Ingresso libero.
In occasione delle manifestazioni indette per il terzo centenario della nascita dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la mostra promossa dal Comune di Trieste-Assessorato alla Cultura e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia presso il Civico Museo Sartorio, a cura di Michela Messina, intende contribuire a illuminare un aspetto peculiare della vita della sovrana, ovvero le regole sottese agli abiti e agli accessori che venivano indossati nella corte viennese e non solo.
Attraverso la testimonianza della ricca collezione di ritratti di stato – raffiguranti in prevalenza membri della casa d’Austria e presi per la prima volta in considerazione come un corpus unitario – e di una selezione di ritratti del XVIII secolo di proprietà dei Civici Musei di Storia ed Arte, è possibile comprendere come l’abbigliamento utilizzato nei palazzi reali e nobiliari del Settecento fosse destinato a comunicare il messaggio del lusso e dello splendore che regnavano a corte.
Poiché la monarchia era un sistema basato non solo sul potere politico e militare, ma anche sulla trasmissione ai sudditi di emozioni e sensazioni, l’abito giusto era annoverato tra gli strumenti indispensabili al funzionamento del governo, sia in quanto segnale verso l’esterno del potere del sovrano, sia in quanto indice evidente delle gerarchie di palazzo, per la sua funzione di contrassegno di distinzione e ruolo per i membri dell’aristocrazia di corte.
La preziosità e i colori smaglianti dei tessuti in seta, i merletti e i ricami in oro, i gioielli e le decorazioni degli ordini cavallereschi, la conservatività delle fogge e delle parti dell’abito veicolavano un linguaggio simbolico, basato sul consumo vistoso, che all’epoca era immediatamente comprensibile, ed erano ricercati tanto quanto i titoli nobiliari e i lussuosi palazzi decorati con prodigalità.
Una sezione della mostra è dedicata agli ordini dinastici e cavallereschi, dai più antichi come l’Ordine della Giarrettiera o il celebre Toson d’Oro, le cui decorazioni – sotto forma di collari, croci, cordoni – vengono mostrate orgogliosamente nei ritratti di chi ne era stato insignito.
Dall’inizio del XVIII secolo, tutti i sovrani europei iniziarono a dare vita ai propri ordini dinastici con caratteristiche di esclusività e relativi privilegi, allo scopo di costituire un gruppo ristretto di fedelissimi del sovrano e di esprimere e strutturare una “teatralità” signorile e di corte. A questi si aggiunsero poi, dalla metà del secolo, numerosi ordini secolari al merito militare e civile, tra i più celebri , figurano gli asburgici ordini di Maria Teresa e di Santo Stefano.
Nei ritratti di stato gli imperatori d’Austria, fino alla fine della monarchia, hanno amato farsi raffigurare nell’autorevole abito degli ordini cavallereschi di cui erano a capo, perché utili a soddisfare le esigenze di auto-rappresentazione mettendo in evidenza, definendoli con esattezza, i segni caratteristici dell’esercizio del potere.
Accanto ai ritratti di personaggi della famiglia imperiale asburgica sfilano le effigi di sovrani, nobili e borghesi italiani ed europei, che offrono uno spaccato sulla moda del Secolo dei Lumi e mostrano il desiderio da parte di tutti i ceti di allinearsi alle mode dettate a corte e l’orgoglio con cui le classi dirigenti esibivano i segni del loro status.
Lo studio degli elementi vestimentari presenti nelle opere scelte per la mostra – in alcuni casi copie o derivazioni, coeve o più tarde, di opere più note – si è rivelato inoltre uno strumento privilegiato per scoprire o correggere l’identità di molti dei personaggi effigiati, a volte pervenuti nelle collezioni museali già a fine Ottocento con un’identificazione incerta o errata, e per riunire opere concepite en pendant.
Grazie alla collaborazione del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, alcuni dipinti sono stati sottoposti ad un intervento di restauro che ha reso possibile esporre la collezione di ritratti di stato dei Civici Musei di Storia ed Arte nella sua interezza.