Canova scolpisce la Religione
fine XVIII-inizi XIX
olio su tela, cm 68×53
legato Anna Segrè Sartorio, 1947
inv. 20184
Il dipinto rappresenta lo scultore Antonio Canova al centro di in una scena affollata, nell’atto di modellare una grande figura femminile in pietra, che corrisponde all’allegoria della Religione.
Canova era solito lavorare facendosi leggere dei testi, notizia qui rappresentata dall’uomo in piedi che dinnanzi a lui legge da alcuni fogli; in tal modo lo scultore neoclassico, “dotato di sommo ingegno”, completò la sua cultura e, con incredibile facilità, apprese più lingue.
Alle sue spalle, una figurina alata con la torcia simboleggia il Genio con il fuoco sacro della divina ispirazione, mentre un altro scende dal cielo a incoronarlo. In primo piano a destra, si riconosce l’allegoria della Fama, figura femminile che suona la tromba, con ai piedi un sacchetto di monete, a indicare il successo economico raggiunto dallo scultore; più a destra vi è l’allegoria della Carità, ravvisabile nella figura femminile che allatta due neonati. In cielo, seduti su nube, un vecchio barbuto, un giovane, una figura femminile e due genietti: uno di essi porge a quello con fiaccola un cartiglio con la scritta “Caritas” e da qui parte un fascio di luce che investe la Religione. Un fondale architettonico di gusto classico e altre figure fanno da quinta alla scena. L’opera, di autore anonimo, è interessante dal punto di vista narrativo per la ricchezza di figure e simbologie di carattere sacro e profano, ma da quello stilistico si rivela uno schizzo vivace, dal taglio quasi miniaturistico.
La tela presentava un cattivo stato di conservazione: lacerazioni e vecchie toppe a rinforzo di tagli e strappi. É stata effettuata una nuova foderatura, i tagli sistemati accostando i lembi e fissandoli testa a testa con resina poliammide e consolidando ulteriormente i bordi con carta giapponese; le lacune sono state stuccate a gesso e colla, l’integrazione pittorica resa con puntinatura e velatura pigmentata con colori a vernice.