La biblioteca del Civico Museo Sartorio, suddivisa in tre ambienti diversi, conserva nelle librerie ottocentesche circa seimila volumi. Nell’occasione delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte del Poeta, dal 27 maggio al 30 settembre 2021, sono state esposte le diverse edizioni della Divina Commedia possedute da Giovanni Guglielmo Sartorio (1789-1871).
Il 1840 è un anno denso di impegni professionali per Giovanni Guglielmo. Assume il totale controllo della ditta paterna d’ora in poi denominata “G.G. di Pietro Sartorio”, è direttore della Società Triestina di Belle Arti, membro del Consiglio municipale minore e della Commissione per la costruzione della strada ferrata da Neustadt a Trieste, cofondatore dell’Asilo infantile, console di Sassonia eppure, trova il tempo di leggere la Divina Commedia in lingua italiana e tedesca…
La lettura della Commedia di Giovanni Guglielmo è curiosa e attenta: le influenze dantesche sono riscontrabili in vari passi delle sue “Memorie”.
La settecentina, commentata da Francesco Bonaventura Lombardi (1718-1802), è l’edizione preferita. Sottolineata in diversi punti, è contrassegnata dall’annotazione autografa “Letto in Settembre e Ottobre 1840, G.G. Sartorio”e da diverse sottolineature e postille corredate dalla sigla NB.
Ma Giovanni Guglielmo non si limita alla lettura dell’edizione italiana. Nello stesso periodo Sartorio legge la versione tedesca della Commedia, realizzata dal principe Giovanni (1801–1873), re di Sassonia dal 1854. In questa copia l’annotazione di lettura autografa è in tedesco “Gelesen in September & October 1840”. L’edizione alemanna riveste un interesse particolare perché è personalmente donata dal traduttore che è solito firmarsi con lo pseudonimo Philaletes (in greco amante della cultura).
Giovanni di Sassonia, uomo colto, amante della letteratura e della storia, appassionato collezionista di libri rari, nestore della dantistica in Germania, fonda a Dresda la Società dantesca tedesca il 14 settembre 1865.
A vent’anni compie un viaggio in Italia dove scopre la Divina Commedia che inizia a tradurre in tedesco.
Nel 1828 pubblica un’edizione dei primi dieci canti della Commedia, curata da Friedrich Ludwig Breuer (1786-1833) per una ristretta cerchia di amici e studiosi. L’opera è ben accolta da Alexander von Humboldt e dai fratelli Grimm, meno da Goethe che dichiara di non essere in grado di valutare la strana opera. Nel 1833 l’Inferno viene pubblicato rivisto e corretto. La traduzione del Purgatorio, iniziata nel 1832, viene stampata nel 1840, mentre il Paradiso, tradotto tra il 1839 e il 1841, viene edito solo nel 1849.
Sartorio ricorderà nelle “Memorie”: il principe Giovanni scorta ogni inoltro del volume con una gentilissima lettera vergata di proprio pugno. Una delle lettere è esposta in mostra.
Xilografia realizzata nel 1920 a commemorazione del sesto centenario della morte del sommo poeta avvenuta nel 1321. Stampata presso Editori: Alfieri & Lacroix – Roma
Dono del Municipio, Trieste 13 marzo 1939
Proprietà Civici Musei di Storia ed Arte
(inv. 14°/1501 )
Accanto ai volumi è esposta anche la stampa del Dante Adriacus, incisa dall’artista Adolfo de Carolis nel 1920 con dedica autografa di Gabriele D’Annunzio.
Nella ricca collezione di disegni e stampe dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste si conservano due esemplari del Dantes Adriacus, entrambi incisi dall’artista Adolfo de Carolis nel 1920, a commemorazione del sesto centenario della morte del sommo poeta, con dedica autografa di Gabriele D’Annunzio. Il Vate fece riportare la seguente dedica: PER LA CITTA’ DI VITA E PER GABRIELE D’ANNUNZIO ADOLFO DE CAROLIS PICENO INCISE MCMXX, per donarla a personaggi, enti pubblici italiani, in occasione di specifiche cerimonie o commemorazioni, alle quali egli stesso presenziava. (La città di vita di cui si parla è Fiume).
L’esemplare qui proposto fu da lui offerto nel 1921 al Municipio di Trieste, che nel 1939 lo donò ai Civici Musei di Storia ed Arte, con la consapevolezza che questa istituzione l’avrebbe conservato con accortezza e rispetto.
Dante è raffigurato frontalmente, a mezzo busto, con lo sguardo fisso davanti a sé e il capo cinto d’alloro, dopo aver concluso la stesura della Divina Commedia. Le mani sono incrociate sopra agli ultimi versi della Terza Cantica (“A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa”). In primo piano, sullo scrittoio, sono collocati altri due libri: il Convivio, alla destra del poeta, e la Vita Nova, alla sua sinistra. Sullo sfondo, tre arcate chiudono la scena a simboleggiare le tre cantiche: quella di sinistra, immersa nel buio, rappresenta l’Inferno, quella centrale, coperta dal volto del poeta, il Purgatorio, e quella di destra, imbevuta di luce e con una lucerna accesa (simbolo della Sapienza), il Paradiso.
La cornice che la contiene è originale e fu commissionata dall’Economato Civico allo scultore Ignazio Franco, che intagliò il legno con il motivo della foglia d’alloro, simbolo di gloria eterna e trionfo che ben si s’addice al soggetto raffigurato.
Adolfo De Carolis (Montefiore dell’Aso, AP, 1874-Roma, 1928) fu un pittore, incisore, illustratore, xilografo e fotografo, protagonista dell’arte italiana idealista e simbolista fra Ottocento e Novecento, De Carolis influì in modo determinante negli sviluppi formativi del gusto floreale, operando in egual misura anche nei campi dell’illustrazione, della pittura e della fotografia. I primi anni del Novecento furono per l’artista assai importanti: partecipò al concorso Alinari per una nuova edizione della Divina Commedia e si trasferì a Firenze, ove insegnò ornato all’Accademia. Fu allora che si rafforzò il legame con Giovanni Pascoli e nacque l’amicizia e la collaborazione con D’Annunzio, testimoniata da una lunga corrispondenza. Nel 1920 De Carolis e il vate contribuirono alla realizzazione di quattro francobolli celebranti l’impresa di Fiume, nei quali è visibile la maniera grafica inconfondibile dell’artista, presente anche nell’opera qui proposta.
Direttrice Servizio Musei e Biblioteche
Laura Carlini Fanfogna
Responsabile di PO Musei Storici e Artistici
Stefano Bianchi
A cura di
Claudia Colecchia
Con la collaborazione di
Lorenza Resciniti
Allestimento a cura di
Marino Ierman
Con la collaborazione di
Gabriella Gelovizza
Si ringraziano:
Valentina Bradac, Antonella Cosenzi, Tiziana Giannotti, Cristina Klarer, Lucia Raspaolo, Alessandra Relli