Nuovo allestimento delle Sale Arturo Fittke – Collezione Giuseppe Piperata

Mercoledì 20 dicembre 2023 alle ore 17.00, presso il Civico Museo Sartorio, avrà luogo l’inaugurazione del nuovo allestimento delle Sale Arturo Fittke – Collezione Giuseppe Piperata”, realizzato in occasione del 150° anniversario dalla nascita dell’artista.

L’allestimento mira a valorizzare ed approfondire l’opera di Arturo Fittke (Trieste 1873-1910), artista triestino teso tra realismo e impressionismo, la cui opera esprime il desiderio di mostrare l’atmosfera luminosa della realtà e che, con il tratto del suo pennello, sa trasmettere tutto il tormento della sua anima e la tensione della sua ricerca artistica. Luce inquieta resa dall’occhio malinconico di chi cerca la bellezza nella luminosità soffusa di un tramonto o nell’ombra di un giardino, questa è la cifra stilistica che caratterizza l’opera di Arturo Fittke.

Le opere e i disegni esposti costituiscono la collezione raccolta con cura e dedizione dal dottor Giuseppe Piperata (1883-1976) e conservata dalla nipote Carlotta Piperata Rebecchi. Il dottor Piperata, oltre al suo amore per questo artista, condivise con sua nipote Carlotta Piperata Rebecchi l’intento educativo e culturale che la collezione doveva avere. Non era infatti un collezionista geloso ma anzi un divulgatore entusiasta e, in suo onore, la nipote – in accordo con la nuora Maria Lina de Reya – nel 2007 donò la collezione ai Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste perché fosse “un’opportunità di sviluppo culturale e turistico che ne esalti il nobile ruolo di città dei musei e della cultura europea” particolarmente rivolta ai giovani.

Oggi la collezione ritrova visibilità grazie al nuovo e moderno allestimento – su progetto dell’architetto Gabriele Pitacco e con la curatela scientifica di Roberta Bassi, conservatrice dei Civici Musei – che ha permesso di presentare al pubblico un’importate scoperta. Dal retro di uno dei quadri è infatti emerso un secondo dipinto, di attribuzione ancora incerta, che offre nuovi spunti per la ricerca su questo artista. Il nuovo allestimento delle “Sale Fittke” è stato anche l’occasione per effettuare nuovi studi che hanno portato al riconoscimento del soggetto e alla conseguente attribuzione di un nuovo titolo a una delle opere grazie alle ricerche effettuate nell’archivio della collezione Piperata.

Nelle due nuove “Sale Fittke” l’opera dell’artista viene svelata presentando i quadri raggruppati in base ai principali temi cari all’artista così da mostrare l’evoluzione del suo stile e le diverse sperimentazioni sulla resa della luce. Per i disegni, pregevole esempio del suo sguardo riservato e della sua tecnica, si è deciso di optare per un supporto digitale nel quale verranno fatte scorrere le immagini al fine di preservare gli originali. L’ambientazione, studiata per integrarsi senza confondersi con la natura di dimora storica del Museo Sartorio, viene arricchita da testi in doppia lingua (italiano/inglese) e da una teca contenente un approfondimento sul dott. Piperata e testimonianze dell’epoca.

Arturo Fittke nasce a Trieste il 16 dicembre 1873 e fin da giovane mostra attitudini artistiche che lo porteranno a prendere lezioni private da Eugenio Scomparini. Nel 1893 convince la famiglia che la sua strada è la pittura e parte per Monaco dove, per cinque semestri, frequenterà l’Accademia e dove il suo occhio, già sensibile alla luce, si affina.

Nel 1896, alla morte del padre, deve interrompere gli studi e tornare a Trieste: qui, per alcuni mesi, dividerà uno studio con Umberto Veruda nel tentativo di fare dell’arte la sua professione. Purtroppo la committenza triestina e la critica non favoriscono la sua attività e, dopo la sfortunata partecipazione al concorso Rittmeyer, trovandosi in condizione di indigenza, entra come impiegato nelle Poste.

Il lavoro lo intristisce perché non gli consente di applicarsi alla sola attività che gli interessa veramente, la pittura, che può esercitare solo nei pochi momenti in cui non lavora. Seguono alcuni anni di scarsi riconoscimenti che lo scoraggiano e gli fanno sognare di poter uscire dall’ambiente soporifero e, a suo dire, poco incline all’arte di Trieste.

Finalmente, nel 1906, alla prima esposizione del Circolo Artistico, di cui faceva parte con l’amico Ruggero Rovan, grazie alle buone critiche e al riconoscimento da parte del critico Adolfo Venturi, ritrova una fiducia in se stesso che dà nuovo vigore alle sue opere.

Negli anni successivi la sua salute peggiora di giorno in giorno, la vista si offusca e la mente s’incrina portandolo a isolarsi e ritrarsi in se stesso, condizione che lo porterà a morire suicida a 36 anni il 24 aprile 1910.

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