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Figlio del pittore Natale, dal quale è spesso difficile distinguerne la mano, Felice già a undici anni iniziò a studiare pittura, prima a Milano e dal 1816 a Vienna, presso l’Accademia di Belle Arti. Divenne noto col nome di “Raffaello veneziano” in quanto il grande maestro cinquecentesco fu per Schiavoni un richiamo peculiare.
In questo dipinto il volto serio e barbuto, reso nei dettagli, rispecchia quello dei tanti personaggi che affollano i quadri storici di grandi dimensioni realizzati da Schiavoni, come ad esempio La morte di Raffaello (Museo Puškin), dove i soggetti vestono costumi in uso nel Medioevo, epoca storica che nel primo Ottocento era considerata gloriosa.
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Sia Felice che il padre, detto il “pittore delle Grazie” per la grandissima produzione di dipinti raffiguranti figure femminile spesso occhieggianti e discinte, furono contagiati dallo spirito orientalista presente a Trieste e a Venezia già nel ‘700. Le due città adriatiche erano popolate da personaggi provenienti dalle più svariate parti del mondo, tra cui il vicino oriente. Le usanze così caratteristiche e le fogge dell’abbigliamento che esibiva turbanti e caftani dai colori lucenti, mai visti prima, andò a stimolare la creatività di letterati e pittori. In particolare, la figura dell’orientale a Venezia aveva conquistato la fantasia ritrattistica di Giambattista e Giandomenico Tiepolo, anche in chiave ironica.
Schiavoni fa di questo dipinto un ritratto che pare un’istantanea: il giovane orientale barbuto con turbante sembra essersi appena girato verso chi lo osserva, sta fumando, mostra l’abito fino alla spalla e trattiene nella mano sinistra la pipa, che ha l’aspetto di un narghilè.
La tela si presentava poco tesa e la superficie pittorica con piccole lacune e offuscata da depositi polverosi. Si è provveduto al ritensionamento e, dopo le prove di pulitura, alla detersione con Tween 20 al 2%, individuato come il prodotto più adatto; infine sono state stuccate e ritoccate le lacune.
Ora il dipinto potrà andare a decorare una delle sale del Museo Sartorio, come ai tempi in cui la famiglia abitava l’incantevole villa.